Ci sarebbe al massimo il materiale per un articoletto da
pagine interne da pubblicare su qualche giornale in una domenica d’agosto. E
invece Stephen Baker, giornalista che può vantare persino una collaborazione
con il Wall Street Journal, conferma la proverbiale propensione degli americani
a essere prolissi, fluviali, ipertrofici, arrivando a collezionare oltre 200
pagine di fuffa. Il concetto è questo: i nostri dati, circolando per la rete,
vengono elaborati continuamente da grandi aziende che si stanno facendo largo con
sempre maggiore autorevolezza. Li usano per orientare i nostri consumi, le
nostre scelte politiche, le nostre malattie, i nostri bisogni affettivi quando
non per scovare i terroristi. Baker chiama questi analisti “i numerati” (questo
anche il titolo originale del libro), gente che lavora con i numeri e che corrisponderebbe
dunque ai matematici del titolo. Peccato che focus group, network analisys,
tecniche di clustering, analisi lessicometrica, data mining e tutte le altre
tecniche descritte nel libro rappresentino la tipica cassetta degli attrezzi del
sociologo. Possiamo capire la scelta editoriale: Il potere segreto dei
sociologi non avrebbe venduto neppure una copia.
Scritto sciattamente, sfacciatamente autoreferenziale, pieno
zeppo di dettagli inutili e soporiferi (sentite questa, e come questa ce ne
sono altre cento: “Mi fermo al chiosco di Hank, prendo un caffè zuccherato e me
lo porto in ascensore, in un grattacielo di Midtown” [p. 19]. E a me che me ne
frega? Cosa aggiungi al mio sapere? E al piacere della lettura? Cosa credi? Di essere
Proust?), il libro inciampa anche in alcune assurdità semantiche, come quando fa
riferimento alla “attrazione gravitazionale che c’è tra me e mia moglie”. In che
senso? Che quando fate la posizione del missionario lei avverte in tuo peso? Non
sarebbe bastato parlare di “attrazione”? No, perché il prolisso deve metterci
sempre una parola in più, sennò la brodaglia non si allunga abbastanza.
In ogni caso, chi volesse sapere le stesse cose senza
doversi ruminare a fatica le 230 pagine del libro, può benissimo andarsi a
vedere questo video su Youtube: è molto più esplicativo.
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