domenica 1 gennaio 2012

Loretta Napoleoni - Il contagio (Rizzoli, 2011)



Tra l'instant book e il pamphlet, il saggio dell'economista Loretta Napoleoni è una documentatissima analisi della crisi economica iniziata nel 2008 ma che trova le sue radici almeno dieci anni prima. La posizione è dell'autrice è nettissima: questa classe politica ci ha portati alla rovina ed è tempo che il vento di rivolta che soffia dal sud del Mediterraneo arrivi a contagiare anche il nord.
La drammatica situazione in cui versano i Paesi Piigs (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) avrebbe potuto essere contenuta se solo si fosse tenuto conto di come l'Islanda ha gestito il default pilotato e di come l'Argentina sia arrivata alla bancarotta nel 2001: bluff finanziari, mancanza di liquidità, impossibilità di pagare stipendi e pensioni. Nel mondo globalizzato è stato paradossalmente più facile per i paesi magrebini ribellarsi alle èlite attraverso il tam tam dei social media di quanto non sia accaduto nella vecchia Europa, dove i focolai di Londra e le manifestazioni degli Indignados non hanno ancora ottenuto quella mobilitazione che si è vista bei paesi arabi.
La Napoleoni riesce a connettere con ammirevole capacità divulgativa fatti storici e concetti economici, testimonianze e brutali considerazioni politiche, passando con disinvoltura da uno sguardo posato sul mondo intero ai drammi personali dei precari. Per questi spesso la famiglia è l'unico ammortizzatore sociale esistente e se negli ultimi 20 anni sono emigrati 9 milioni di italiani una ragione ci sarà.
L'Italia è vicina alla catastrofe: è il paese col terzo debito pubblico più alto al mondo; è tra i 21 stati al mondo le cui imprese corrompono di più i pubblici ufficiali; ha un impressionante dislivello tra crescita dei salari e PIL, è uno degli stati per i quali l'entrata nell'euro ha facilitato di più lo sperpero del denaro pubblico e per di più è sottomesso a un regime di disinformazione che si è enormemente potenziato a livello globale dopo la caduta del muro di Berlino. Le soluzioni non sono molte: ricambio radicale della classe politica, abbandono del modello neo-liberista, eventuale uscita dall'euro.
Intanto, con lo stratagemma della banca d'affari, l'indebitamento di uno Stato continua a trasformarsi in debito privato, scomparendo dai bilanci statali e gli stati stessi dell'UE falsificano imperterriti i bilanci pubblici mentre i potenti della terra si dilettano in guerre interessate che hanno prodotto, tra l'altro, un incremento del prezzo del petrolio che se prima dell'11 settembre stava intorno ai 18 dollari a barile, adesso è arrivato tra i 100 e i 140 dollari.