sabato 10 agosto 2013

Riccardo Zappa - Zapateria (fingerpicking.net, 2011)





Quando, poco dopo la metà degli anni ’70, esordì con un disco che è un autentico capolavoro (Celestion), Riccardo Zappa venne salutato da molti come “il Mike Oldfield italiano”. In un’epoca in cui la creatività musicale non veniva zavorrata dai diktat di un’industria discografica che in seguito sarebbe diventata sempre più propensa a massificare il gusto del pubblico su pochi prodotti omologati, la musica di Zappa, forte di venature progressive, incantò molti ascoltatori, al punto da poter aspirare a vendite ragguardevoli. Da allora le cose sono molto cambiate e l’autore di questo libro autobiografico, con allegati un audiolibro (la voce è di Renato Marchetti) e un cd di inediti, racconta quella lunga e difficile traiettoria che avrebbe portato lui e i musicisti come lui a essere ospitati “in alcune rassegne d’essai, più o meno come gli Indiani d’America sono ora confinati dentro alle famose riserve territoriali” (p. 64).
È una cavalcata che non segue un ordine cronologico, ma che si snoda disinvolta e con una scrittura agilissima tra riflessioni sulla musica e sulla tecnica chitarristica ma anche a margine della musica (la guerra vista “da dentro” in occasione di un concerto a Baghdad), appunti personali (l’intero volume è percorso dall’amarezza di una separazione burrascosa e da quella ancora più forte della distanza dalla figlia), aneddoti sugli esordi (le Feste dell’Unità, gli studi di conservatorio), gli incontri con musicisti come Venditti e Gaber, le lunghe tournée con Ramazzotti, la passione per Bach e i motori, il vizio del fumo.
Nel centinaio di pagine a stampa non si coglie mai un tono animoso, nonostante il senso di disillusione sia palpabile. Peccato soltanto per qualche (perdonabile) inciampo proprio sul lessico tecnico della musica (soundcheck è scritto ripetutamente soundchek, con una sola c).

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