giovedì 1 novembre 2012

Giovanni Ciofalo - Infiniti anni ottanta (Mondadori, 2011)



Gran parte di ciò che la società italiana è diventata oggi lo si deve a ciò che è stato seminato negli anni ’80. È la tesi di Gi(ov)anni Ciofalo, docente di sociologia dei processi culturali alla Sapienza di Roma, che nelle circa 200 pagine (scritte in un corpo carattere talmente piccolo da essere realisticamente almeno un terzo di più) mostra, con esattezza di argomenti e puntualità di osservazioni, come le massicce trasformazioni intervenute a livello culturale e sociale nel nostro paese siano in gran parte addebitabili a quella rivoluzione che furono gli anni ’80. È facile vedere come il sistema televisivo sia stato in gran parte responsabile di questa metamorfosi – e infatti l’autore dedica quasi metà del volume all’argomento – al punto di contribuire a ridisegnare l’identità stessa degli italiani. In questa prospettiva, scrive Ciofalo, “è plausibile che in quegli anni l’atavica furbizia del carattere nazionale, la mancanza di spirito civico e l’arrivismo senza scrupoli degli italiani abbiano smesso di essere considerati disvalori di cui vergognarsi, per diventare strategie vincenti con cui affrontare le sfide della modernità”. Ecco allora che parole come evasione, intrattenimento, ridondanza, volgarità, kitsch e concetti come quello della sovraesposizione del corpo femminile si incuneano abitudinariamente nel vocabolario degli italiani, a tutto vantaggio di un ribaltamento epocale dei costumi e dei consumi degli italiani.
Documentatissimo, il testo si avvale sia di una massiccia mole di dati che di un’imponente bibliografia che Ciofalo dimostra di padroneggiare perfettamente, tanto sono dettagliati e consonanti al testo i riferimenti ai diversi autori, studi, ricerche. L’ampiezza di sguardo la si coglie soprattutto nei primi due capitoli dedicati a società e cultura (il primo) e alle industrie culturali degli anni ottanta (il secondo). Un libro imperdibile per chi quegli anni li ha vissuti con sufficiente maturità anagrafica e con la netta sensazione di essere testimone di una svolta radicale, ma che appassionerà anche chi oggi si volesse interrogare sul nostro presente. Unico neo, qualche vezzo linguistico tipico degli studiosi di comunicazione, a volte troppo inclini a creare neologismi cacofonici come “altroquandismo”. Inciampo veniale a fronte di una invidiabile capacità di scrittura.

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